Problemi di acetone? Scopriamo di cosa si tratta e come intervenire

Se abbiamo l’impressione che l’alito dei nostri piccoli emani uno strano odore di frutta troppo matura, probabilmente si tratta di acetone. Si tratta di una situazione piuttosto diffusa nel bambino, e si presenta come uno stato momentaneo di alterazione a livello metabolico, il quale può essere adeguatamente controllato seguendo poche, semplici accortezze. Se i nostri piccoli hanno i sintomi dell’acetone, non dobbiamo preoccuparci.

Acetone nei bimbi: si tratta di una patologia?

L’acetone nei bimbi è una condizione diffusa, che non deve preoccupare perché transitoria e gestibile (diversa dalla chetoacidosi, situazione più severa). Cominciamo con l’affermare che la chetosi non è una patologia, non è una causa della febbre, ma anzi, ne è una conseguenza, come vedremo tra poco. Insomma, tale condizione non è una ragione sufficiente per sottoporre il bambino a una lunga serie di esami e non deve causare particolare preoccupazione.

La chetosi (nome “tecnico” dell’acetone) nei piccoli è una condizione passeggera a livello metabolico che si verifica quando l’organismo reagisce a una condizione di deficit di zuccheri, fonte preziosa di energia necessaria a svolgere tutte le funzioni vitali. In tal caso, una volta finite le riserve, per mantenere costante la corretta quantità di zucchero nel sangue, vengono utilizzati i grassi, con la conseguente produzione di alcune sostanze definite ”corpi chetonici” o ” chetoni”.

Oltre che a livello di sangue e nel fiato, i corpi chetonici vengono sprigionati e liberati anche nelle urine. Ma come capire se il nostro piccolo ha l’acetone? Come abbiamo accennato nell’introduzione, un campanello d’allarme è il caratteristico sentore fruttato matura dell’alito: è proprio l’odore emesso dai corpi chetonici, sostanze volatili, attraverso il fiato del bambino.

Scopriamo ora i sintomi dell’acetone. Oltre al caratteristico alito sgradevole, i sintomi dell’acetone comprendono: scarso appetito, spossatezza, secchezza della bocca, sonnolenza, vomito ripetuto e dolori addominali, fino ad arrivare, di rado, a uno condizione di disidratazione dovuta alla mancanza di liquidi. Con il vomito, l’organismo espelle gli acidi gastrici, che contengono acido cloridrico. In questo modo, cerca di contrastare l’acidosi creatasi nel sangue con l’aumento dei corpi detti “chetoni”. Ricapitolando, ecco alcuni sintomi dell’acetone:

  • Alito sgradevole.
  • Sensazione di malessere.
  • Cefalea.
  • Secchezza delle fauci.
  • Senso di nausea.
  • Vomito, spesso violento e che, in base all’intensità e alla frequenza, può condurre il bambino a disidratarsi.
  • Stanchezza.
  • Presenza di dolori all’addome, crampi alla

 

Quali sono le cause dell’acetone?

Sono particolarmente sensibili ai problemi di chetosi i piccoli tra 2 e 10 anni. Le origini dell’acetone includono una serie di fattori, come ad esempio digiuno prolungato, stati febbrili, attività fisica intensa, gastroenterite virale acuta. Anche un’alimentazione a base di grassi animali può favorire l’acetone. Si tratta di situazioni che prevedono un sensibile impiego di energia per essere affrontate dall’organismo.

Come abbiamo visto nell’elenco di cui sopra, la febbre può favorire l’acetone. Perché? Poiché per alzare la temperatura del corpo e contrastare l’infezione in corso, l’organismo deve utilizzare una grande quantità di zuccheri, dando fondo alle proprie riserve energetiche. Il rischio di sviluppare l’acetone, quindi, è associato a questa condizione.

Ricapitolando, ecco alcune cause dell’acetone:

  • Stress o stati psico- emotivi intensi.
  • Digiuno per molto tempo.
  • mancanza di appetito.
  • Vari sforzi fisici.
  • Alimentazione con troppi
  • Stati diabetici.
  • Malattie congenite a livello metabolico.

Rimedi per l’acetone nei bimbi

Tra i consigli di salute, il trattamento principale consiste nella reidratazione del bambino con bevande dolcificate: sì quindi ad acqua, camomilla, tè succhi di frutta: Sarebbe invece meglio evitare bevande gassate. Diamo al piccolo liquidi a brevi sorsi, evitando le lunghe sorsate, che potrebbero stimolare nuovamente il senso del vomito.

Alimenti consigliati in caso di acetone

  • Latticini come parzialmente scremato o latte scremato (a meno che non sia presente un’intolleranza al lattosio), yogurt magro.
  • Pane ben tostato con poca mollica, fette biscottate, cracker semplici.
  • Marmellata, miele.
  • Frutta.
  • Tè deteinato, camomilla.
  • Pasta, riso, semolino.
  • Brodo vegetale.
  • Carne bianca e pesce magro con cotture leggere.
  • Verdure di qualsiasi con metodi di cottura leggeri.
  • legumi, se ben tollerati.
  • Olio extravergine di oliva.

Alimenti da evitare

  • Latte intero, altri grassi animali.
  • Cioccolata, biscotti frollini soprattutto se farciti, snack confezionati.
  • Carni rosse, salumi, insaccati
  • Alimenti fritti.
  • Maionese, panna, altre creme.

Ricordiamo di non intimorirci, poiché l’acetone è gestibile; in ogni caso, il pediatra del piccolo è sempre a disposizione per ulteriori consigli e chiarimenti.

Come comportarsi in caso di acetone negli adulti?

Apriamo una piccola parentesi per parlare di episodi di chetosi negli adulti, non esenti da questo problema. per le persone adulte con acetone, i rimedi da seguire non sono dissimili. Vediamo brevemente un vademecum alimentare in caso di chetosi (acetone) nelle persone adulte:

 

  • Alimenti consigliati: cereali come riso, pasta, carne bianche e pesci magri, legumi, carboidrati delle patate e altri alimenti vegetali. Sì anche a frutta e verdura fresche, yogurt, cibi fermentati come il kefir.
  • Cibi che sarebbe meglio sospendere temporaneamente: bevande alcoliche, cibi processati e confezionati a livello industriale, merendine, snack ipercalorici e dallo scarso valore nutrizionale, patatine fritte e fritti in genere, carni grasse e insaccati, formaggi grassi.

Questi suggerimenti alimentari in caso di acetone potrebbero spronarci a ristabilire un regime alimentare equilibrato, completo e dall’alto valore nutrizionale: infatti, l’apparato gastrointestinale è spesso bersaglio di un’alimentazione disordinata.