Il dispositivo uomo morto basa il suo funzionamento su un assunto: in condizioni normali l’uomo ha una postura eretta, mentre la posizione a terra, invece, indica una grave anomalia nello stato di salute.
L’utilizzo di questi dispositivi ha ripercussioni importanti sulla gestione della salute e sicurezza dei lavoratori.
La vigente normativa di settore impone al datore di lavoro l’onere di programmare e gestire le procedure per permettere ai lavoratori l’abbandono del posto di lavoro e la possibilità di mettersi al sicuro, in caso di emergenza.
Un impegno che il datore di lavoro vede moltiplicarsi allorquando si trova di fronte a situazioni di lavoro isolato: una particolare modalità operativa che si verifica quando il lavoratore svolge la sua mansione in assenza di altri colleghi o quando la stessa lo porta a muoversi in punti non visibili ai compagni.
Il compito del dispositivo uomo morto è avvisare immediatamente dell’esistenza di una situazione di emergenza e segnalare l’esatta posizione geografica dell’infortunato.
Tipologie di dispositivi uomo a terra
I due grandi gruppi in cui si può suddividere questo tipo di apparecchi sono rappresentati dagli strumenti destinati ad operare in ambienti “normali” e quelli concepiti per l’uso in ambienti classificati ATEX.
Funzionamento di un dispositivo uomo a terra
Un uomo a terra può essere gravemente infortunato o essere un uomo morto. In ogni caso, si è instaurata una situazione in cui è necessario allertare i soccorsi.
L’attivazione dell’allarme segue due modalità operative diverse, ma complementari: l’allarme a segnalazione diretta, trasmesso direttamente dalla persona e l’allarme indiretto, in cui il controllo di alcuni parametri, da parte di una serie di sensori, permette la chiamata automatica verso una centrale ricevente in presenza di un’anomalia.
I parametri che vengono presi in considerazione dipendono da modello a modello, ma solitamente ricomprendono: la caduta libera, l’inclinazione, l’urto, il panico, il movimento, l’attivazione a strappo, o il check (un timer fa scattare un pre allarme che attende la disattivazione da parte della persona che lo indossa).
I sistemi di connessione che vengono impiegati sono molteplici: e vanno dalla telefonia mobile esclusiva per dati fino alla telefonia classica in GSM o 3G, passando per radio con protocolli proprietari (non compatibili con altri dispositivi, ndr ) oppure normali radio.
Naturalmente, a seguito della segnalazione d’allarme è necessario che venga esplicitata anche la posizione geografica in cui si trova l’infortunato. Sia che si trovi in ambiente interno o all’esterno. Per gli ambienti interni si utilizzano Tag RF o Beacon che sfruttano radiofrequenze e bluetooth. All’esterno ci si affida alle reti GPS e GLONASS, anche se spesso sono utilizzati insieme, con lo scopo di aumentarne il campo operativo, formando multi GNSS.
Campi di utilizzo dei dispositivi uomo morto
I campi in cui trovano impiego queste attrezzature sono innumerevoli. Si va dai silos e cunicoli fino a cisterne ed autobotti. Non solo, anche tutte le situazioni di lavori all’aperto che possono rappresentare situazioni di potenziale pericolo in concomitanza a lavoro solitario, come: campi isolati, boschi, ecc..
Nel caso dei locali soggetti a normativa ATEX, i dispositivi sono realizzati seguendo le rigide norme costruttive di settore. Purtroppo il loro costo è, inesorabilmente, più alto di quelli destinati all’uso “normale” e i costruttori specializzati in questo campo non sono molti, data la difficoltà di costruzione.
Privacy
I dispositivi uomo morto sono stati accusati di essere in aperto contrasto con la privacy, in alcuni casi.
Stiamo entrando nel difficile campo della dottrina della sicurezza, in un campo minato in cui la salvaguardia dell’incolumità fisica dei lavoratori avviene tramite una forma di controllo sulla persona stessa.
Per garantire il rispetto della privacy, però, molto dispositivi trasmettono la posizione solo in situazioni di emergenza. Inoltre, il sistema può essere configurato solo attraverso password e PIN.